Verso la fine del mondo antico

Le metamorfosi

Verso la fine del mondo antico

Libro

Verso la fine del mondo antico

A cura di Esploratori Culturali Marta Bertani

Dieci classici per rileggere il nostro tempo: le Metamorfosi

Dieci classici per rileggere il nostro tempo è un progetto, co-creato da Esploratori Culturali e Fondazione Pordenonelegge.it, dedicato a capolavori senza tempo e ad autori che sono diventati mostri sacri.

Un viaggio di scoperta e riscoperta lungo la storia della letteratura, attraverso opere che, seppur lontane nel tempo, ci parlano a volte meglio e di più di quelle che popolano la contemporaneità.

In questo ottavo appuntamento, il direttore artistico di Pordenonelegge, Gian Mario Villalta, ci parla delle Metamorfosi di Publio Ovidio Nasone. È un poema mitologico in esametri nel quale il poeta canta la storia del mondo, dalle origini fino al principato di Augusto, raccogliendo moltissime favole e leggende accomunate dal tema della trasformazione di figure del mito in piante, animali, fonti e astri.

La narrazione è caratterizzata da una transizione continua da un mito eziologico all’altro e allude, metaforicamente, al cambiamento perpetuo e al flusso incessante della vita. Attraverso le Metamorfosi, infatti, Ovidio ci aiuta a leggere il mondo come un insieme di eventi: le cose non “sono”, ma “accadono”. La realtà è una continua trasformazione.

Pur essendo un poema mitologico, le Metamorfosi si differenziano moltissimo dal poema epico tradizionale: il mito non possiede più per Ovidio i suoi significati più profondi (metafisici, religiosi, storici). Gli dèi e gli eroi non hanno più nessuna aura di solennità o potenza misteriosa, ma fanno trasparire una moltitudine di sentimenti propriamente umani.

Ecco quindi che nelle Metamorfosi si intravede un’erosione della tradizione religiosa classica, che prelude a un progressivo processo di razionalizzazione della realtà e fa presagire la fine del mondo antico.

Nel video che segue Gian Mario Villalta, attraverso alcune parole chiave, ci guida nell’analisi di una delle più grandi opere di Ovidio, che porta fino a noi, nella sua elegante scrittura, la più grossa porzione di mitologia che si possa annoverare tra gli antichi.

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