La nascita del cinema: un evento di portata filosofica

La nascita del cinema: un evento di portata filosofica

La nascita del cinema: un evento di portata filosofica

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La nascita del cinema: un evento di portata filosofica

A cura di Esploratori Culturali Marta Bertani

Immaginate una caverna. Alcuni uomini vi giacciono, incatenati dalla nascita. La loro testa e dunque il loro sguardo sono bloccati in direzione della parete interna della caverna. Alle loro spalle, appena oltre l’ingresso della spelonca, si erge un muricciolo. E oltre il muricciolo corre la via di un mercato, lungo la quale passeggia la più indaffarata umanità, carica di oggetti di ogni tipo. Oltre la via del mercato, un enorme fuoco proietta la sua luce su uomini e cose, e uomini e cose gettano le loro ombre sulla parete della caverna. I prigionieri, che in vita loro non hanno visto nient’altro se non quelle ombre, sono convinti che quella sia la realtà e, se vedessero il mondo esterno, quello gli apparirebbe meno vero, quasi un’allucinazione o poco più.

Così risuona da secoli l’allegoria della caverna nel passaggio più famoso del settimo libro de La Repubblica di Platone. Un mito che il cinema ha sfruttato ripetutamente: sarà perché in quel mito c’è il cinema, o meglio c’è l’illusione di realtà che il cinema produce. In una sala buia, infatti, al cospetto di uno schermo, dimentichiamo cinepresa, operatore, regista. Essi sono come gli uomini che passeggiano oltre il muriccio del mito, sono fantasmi dal punto di vista dei prigionieri. Le immagini e la storia che essi raccontano sono la realtà. Siamo, in quanto spettatori, tali e quali ai prigionieri della caverna platonica.

Partendo da questo presupposto, Paolo Antonio D’Andrea, formatore di Cinemazero, ci spiega perché il cinema va a braccetto con la filosofia e, anzi, perché può essere considerato intrinsecamente un evento di portata filosofica.

Il video che segue fa parte di Cinema talks, un’iniziativa co-progettata da Esploratori Culturali e Cinemazero.

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