Il viaggiatore incantato

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Il viaggiatore incantato

Video-approfondimento

Il viaggiatore incantato

A cura di Esploratori Culturali Marta Bertani

“Mi chiedo se la forza del racconto non nasca nell’uomo da millenni di cammino, se il narrare (assieme al cantare) non nasca dall’andare. E se il nostro mondo abbia disimparato a raccontare semplicemente perché non viaggia più” afferma Paolo Rumiz, scrittore e giornalista triestino.

Inviato speciale de “Il Piccolo” di Trieste, e in seguito editorialista di “la Repubblica”, Paolo Rumiz segue gli eventi politici che, a partire dagli anni ‘80, hanno portato a laceranti conflitti e alle successive trasformazioni nell’area balcanica. Nel 2001 invece segue, prima da Islamabad e poi da Kabul, l’attacco statunitense all’Afghanistan. È autore di reportage giornalistici, di libri di viaggio e di narrativa. Vince il premio Hemingway nel 1993 per i suoi servizi dalla Bosnia e il premio Max David nel 1994 come migliore inviato italiano dell’anno.

I suoi libri sono ricchi di storie, di incontri e di curiosità. I suoi racconti ammaliano, interrogano e invitano a percorrere gli intricati sentieri della storia, della geografia, della memoria, delle diverse culture come opportunità per approfondire la consapevolezza di sé e l’incontro/confronto con l’altro.

Paolo Rumiz è stato il protagonista dell’edizione 2021 di Dedica, la rassegna monografica organizzata dall’Associazione Culturale Thesis. Grazie alla partnership che ci lega a Dedica, vi proponiamo alcune brevi video interviste incentrate su alcuni temi chiave della produzione letteraria di Rumiz.

Viaggio

Paolo Rumiz è stato un uomo di grandi partenze: ha viaggiato a piedi, in bicicletta, in treni di seconda classe, su chiatte e canoe. Per lui il viaggio è un collaudo della propria persona, un’occasione per tentare di conoscere se stessi e per mettersi alla prova attraverso l’incontro con l’altro.

Frontiera

Secondo Paolo Rumiz “La frontiera è come la pelle dell’uomo, ci separa dagli altri ma ci mette anche in contatto con loro”. Frontiera è una linea di separazione delle differenze ma anche, e forse soprattutto, una linea di congiungimento. È il posto dove le diversità si toccano, si confrontano, dove si arricchiscono a vicenda e infine si uniscono dove è possibile, pur mantenendo la loro specificità.

Oriente

“Oriente è un orizzonte ampio, un portale che schiude mondi nuovi. L’Oriente per me comincia in Macedonia, nella Grecia orientale, comincia con la vecchia Via Egnazia che da Durazzo porta a Istanbul attraverso la parte bassa dei Balcani. Quando inizi a sentire il profumo di melone e finocchietto, trovi le cicogne sui tetti o sui pali del telegrafo, lì per me è Oriente, un vasto territorio che comprende undici fusi orari, la steppa e il cammello. È stato in quel punto di incontro straordinario che è Sarajevo che ho intuito che per me Oriente è molto più di una direzione geografica: è una metafora di vita e morte, una cifra della furia e insieme della lentezza, un luogo di dolore e insieme di attrazione fatale. Ma ho dovuto arrivare fino a Istanbul per capire davvero questa intuizione. È stato nella vecchia Costantinopoli, sotto un cielo inondato da una luce morente giallo-rosata, in mezzo a gente che si accalcava tra montagne di pesce azzurro, urla di venditori e nuvole di gabbiani, che ho capito che quello sì era un luogo che potevo chiamare Oriente, e che Oriente non è un Altrove, ma fa parte del nostro mondo, della nostra Europa.” Così Paolo Rumiz descrive l’Oriente, terra carica di fascino e profondamente diversa dall’Est.

Europa

Paolo Rumiz non ha mai smesso di percorrere l’Europa in lungo e in largo e di raccontarla, interrogandosi sulle sue origini, sui suoi valori, sui suoi strappi e sulle sue lacerazioni. Da sempre, attraverso i suoi viaggi, Rumiz ha registrato, come un sismografo, i cambiamenti che di volta in volta trasformavano l’Unione e ha esplorato la molteplicità di identità e culture che la caratterizzano.

Altro

Attraverso il confronto diretto con lo straniero e con l’altrove definiamo la nostra identità. Ma chi è lo straniero? Cos’è l’altro? Si tratta di interrogativi quanto mai attuali, in un’epoca in cui la paura e la diffidenza attraversano e scuotono l’Europa.

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